Pronti, partenza, via! Si parte per Firenze, e la prima cosa da fare, dopo il check-in in albergo, è recarmi nella Venue dove si tiene il congresso: Fortezza di San Giovanni Battista, o Fortezza da Basso, una fortificazione nelle mura di Firenze costruita a metà del XVI secolo. Prima però vi lascio le foto degli altri
Al momento del check-in del congresso, super facile, mi hanno dato il mio badge e lo zainetto ufficiale, assieme al programma in formato cartaceo. La location del convegno è davvero grande e i diversi hall dove si tengono tutte le plenarie sono anche distanti tra di loro.
La prima sessione alla quale ho partecipato è stato il #dedoc° Symposium! Questa sessione è l'unica del congresso che si può vedere online e live apertamente, mentre per vedere tutte le altre (e non tutte) bisogna aspettare che finisca il congresso per guardarle dalla piattaforma online del congresso, Kenes, solo se si ha avuto accesso alla stessa.
Come sapete #dedoc° è presente in quasi tutti i convegni internazionali di Diabete, portando un bel numero di advocates (dedoc voices 💙) da tutte le parti del mondo. Il loro Symposium viene siempre chiamato "What we wish you knew - and why", ovvero "Cosa vorremmo che voi sapeste - e perchè" e ad ogni congresso portano sul palco 3-5 advocates che raccontano qualcosa, la loro esperienza, un tema noto nel mondo del diabete, progetti personali, ecc.
Vi invito a guardare questa sessione sui profilo Youtube o Facebook di dedoc o anche su www.dedoc.org/symposium.
Sono stati degli interventi molto preziosi, tutti diversi e che hanno aiutano a conoscere di più su come il diabete viene gestito e percepito in altre parti del mondo. Ti aiutano ad avere una visione molto più globale, e a me, personalmente (sopratutto quando si parla del diabete nei paese meno sviluppati) mi fanno realizzare sempre di più quanto io sia fortunata di vivere in un paese dove la assistenza sanitaria copre praticamente tutte le mie spese mediche sul diabete. Quando dico che #dedoc° ha degli advocates da tutte le parti del mondo, è vero: Tinotenda da Zimbabwe, Leon dall'Australia, Asra dall'Arabia Saudita e Nur dall'Olanda. Ve li lascio qui sotto assieme a Nathalie e Renza, dello staff di #dedoc°, e Tadej Battelino.
Dopo il #dedoc° Symposium ho avuto il super piacere di conoscere dal vivo tantissime persone con cui, fino a questo momento, avevo solo interagito dallo schermo del mio telefono.
Alcuni degli altri #FIDAmbassador che assieme a me sono qui con Fondazione Italiana Diabete
Tutti gli altri #dedoc° voices che hanno ottenuto la scholarship per questo ATTD 2024
Manuela Battaglia, Managing Director di INNODIA
Diverse persone dell'industria, ovvero, di tutte le aziende che fanno parte anche di questo congresso (Abbott, Theras, Movi, Dexcom, per citarne solo quattro...)
Justin Eastzer, o forse lo conoscete come @diabe_tech su Instagram!
Dopo questa pausa sono andata ad ascoltare il Symposium di Roche. La sala era davvero piena, e infatti c'era qualcosa di molto interessante tra le presentazioni di questo Symposium 🙃
Necessità non soddisfatte: affrontare il fardello della gestione quotidiana del diabete
I sistemi CGM hanno aiutato le persone a vivere meglio, a dormire meglio, hanno migliorato la loro qualità di vita e quella delle loro famiglie, aiutato nella gestione nei giorni di malattia e, in generale, a gestire meglio il diabete quando si trascorre del tempo con famiglia e amici. Si è parlato anche di quanto le frecce di tendenza condizionino le nostre azioni, soprattutto quando si tratta di glicemie basse e durante le ore di sonno.
Roche ha condotto uno studio in Germania e Austria incentrato nel rilevamento delle ipoglicemie, sia dal sensore (ipoglicemia potenzialmente inavvertita) che dalla persona (senza sensore). Uno dei risultati è che il CGM (soprattutto nelle ore notturne) rileva un'ipoglicemia di livello 1 (glicemia sotto 70 mg/dl) e nel 65% dei casi la persona con diabete non se ne accorge. Fermatevi un secondo e pensate cosa significhi questo.
Il paziente in questione non perde in qualità di vita, perché continua a dormire mentre l'algoritmo del CGM o del microinfusore si occupano di sospendere la basale e di riportare la glicemia a valori più sicuri.
In generale, sia CGM che AID (Automatic Insulin Delivery) hanno notevolmente migliorato il compenso glicemico e ridotto le ipoglicemie severe delle persone con diabete tipo 1. Hanno anche contribuito a ridurre la paura delle ipoglicemie grazie alla capacità dei CGM di riconoscere con precisione un valore basso di glicemia nel liquido interstiziale.
A quale costo, però? Facendo diventare un po' più grande il fardello della malattia, legato agli allarmi e agli avvisi di questi sensori.
Sicuramente la generazione successiva di questi sensori dovrà gestire meglio questo carico per chi soffre di questa patologia. In questa sessione ci hanno parlato di come l'algoritmo sarà adattato per predire il rischio di ipoglicemia nelle 2-3 ore successive, dando la possibilità al paziente di agire prima che questa ipoglicemia si verifichi, contribuendo alla qualità del sonno (e quindi della vita in generale) e riducendone il carico del fardello.
Nuova soluzione CGM
Roche ha presentato in questa seconda parte del Symposium un nuovo sensore all-in-one che si trova ancora in fase di approvazione FDA e CE. Sarà un CGM della durata di 14 giorni, collegato tramite Bluetooth al telefono (leggendo i valori e predicendo le prossime ore della glicemia con un algoritmo avanzato), resistente all'acqua fino a 1 m di profondità per 60 min, con allarmi personalizzabili e possibilità di collegarlo all'Apple Watch. Staremo a vedere quando arriva tra le nostre mani e se sarà così bello come ce lo hanno dipinto in questo Symposium 😄.
La mia prima giornata di congresso è finita piuttosto presto perchè avevo la cena organizzata con i miei amici di #dedoc°. Un momento di condivisione e networking con altri advocates da tutte, ma proprio tutte, le parti del mondo.
E per ora è tutto ragazzi, ci vediamo sugli altri articoli dedicati all' #ATTD2024! 🧡💛❤️
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