Questo articolo è dedicato a uno dei pilastri del buon controllo del diabete di tipo 1: la conta dei carboidrati. Ma perchè è così importante? Ce lo spiegano il Prof. Federico Bertuzzi e la Dottssa. Elena Meneghini dell'Ospedale Niguarda durante le loro presentazioni al Diabethon.
Prometto che l'articolo sarà corto e mooolto facile da capire, anche per chi sa poco di diabete tipo 1! 🤪
È un'affermazione che può sembrare banale, ma va fatta: ogni volta mangiamo, la nostra glicemia aumenta. Per chi il diabete non ce l'ha, questo aumento è molto controllato e non c'è bisogno di nessun'azione da parte della persona. Un corpo sano è una macchina biologica perfetta che si occupa di tutto al nostro posto (beati voi normoglicemici!).
Parlando sempre della glicemia di una persona senza diabete, vorrei che guardaste il grafico più in basso, dove:
la linea rossa rappresenta la concentrazione del glucosio in sangue, con delle escursioni molto limitate dopo il pasto (80-130 mg/dl circa).
la blu invece, è l'insulina erogata da questo pancreas sano, sia nei momenti di digiuno (il pancreas produce sempre un pochino di insulina) sia in corrispondenza dei pasti, per bilanciare i carboidrati che arrivano dall’alimentazione.
L'obiettivo per chi ha il diabete tipo 1 è quello di riprodurre l'andamento glicemico e la produzione d'insulina del pancreas di un soggetto sano. Ed è un compito, come potete imaginare, estremamente complicato, ma noi ci proviamo lo stesso. Come?
Per quanto riguarda la terapia insulinica, ci sono due modalità di assunzione: po' di insulina in condizioni basali (o di digiuno), e un altro po' ai pasti. Ve lo spiego meglio:
INSULINA BASALE: anche chiamata insulina di sopravvivenza, fa il lavoro del pancreas in condizioni di digiuno. Chi fa le punture con le penne fa una puntura (o due, dipende dalla terapia) al giorno per coprire questo fabbisogno. Chi invece ha il microinfusore, questa somministrazione avviene automaticamente senza bisogno che noi facciamo nulla, in base a dei parametri impostati assieme al diabetologo.
INSULINA AI PASTI: che compenseranno gli sbalzi glicemici causati dai carboidrati del pasto. Tornando al primo grafico rosso-blu vedrete claramente dei picchi in corrispondenza dei pasti: per una persona con diabete, sapere quanta insulina va fatta ogni volta che si mangia è un lavoro di stima molto complicato ma allo stesso tempo importantissimo per la gestione della malattia.
Produzione di insulina di un corpo sano: quantità minima a digiuno e più significativa ai pasti
Terapia insulinica di una persona con diabete tipo 1: in lilla insulina basale per il digiuno, in viola boli prandiali per coprire i pasti
Per rispondere a questa domanda vi anticipo che esistono due metodi, entrambi validi:
Scambio degli equivalenti (dose fissa di insulina ad ogni pasto): questa tecnica è molto comune nelle case di cura e ospedali, dove di solito non c'è tanta libertà nel cambiare i menù ed è più facile lavorare su quantità pre-impostate. È anche spesso applicato nelle terapie pediatriche, perchè è più semplice da gestire da parte dei genitori. Dall'altro lato però, è un po' limitante e, passatemi il termine, noioso: ovviamente questo vuol dire una dose fissa per tutte le colazioni, spuntini, pranzi, merende e cene.
Conta dei carboidrati (dose variabile di insulina ai pasti), ovvero la quantità di insulina dipenderà ogni volta da quello che la persona deciderà di mangiare. Questa scelta è molto più personalizzabile ma richiede che il paziente sia educato/formato e che sappia identificare in maniera corretta la quantità di insulina da assimilare. Due anni fa le Linee Guida del Ministero (AMD, SID e SIEDP) hanno confermato questo approccio, suggerendo a tutti i diabetologi di applicare la conta dei carboidrati tra i loro pazienti.
È il metodo di gestione della terapia insulinica ai pasti che si basa sulla conta della quantità totale di carbodrati consumati in ciascun pasto o snack, e prevede che il paziente conosca:
il contenuto dei carboidrati nei cibi: bisogna sapere e conoscere ciò che si mangia.
la stima del peso della razione del pasto: se non si ha la bilancia bisogna trovare dei metodi alternativi per quantificare il cibo.
il giusto bolo insulinico pre-pasto secondo un rapporto insulina/carboidrati calcolato su base individuale. Di solito questo parametro è impostato, concordato e discusso sempre con il diabetologo.
Tra i tre macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi), solo i primi agiscono in maniera immediata sulla glicemia dopo un pasto. Invece per quanto riguarda proteine e grassi, questi agiscono in maniera ritardata, ovvero dopo diverse ore, alterando la glicemia quando ormai ci siamo dimenticati di averli mangiati. Nello specifico:
90%-100% dei carboidrati compaiono nel sangue nel giro di 45-60 min dopo aver mangiato.
40%-60% delle proteine vengono convertite in glucosio dopo 4-6 ore: se si mangiano quantità di proteine maggiori di quelle raccomandate, la glicemia può aumentare a distanza di molte ore. Un chiaro esempio è la pizza.
10% dei grassi induce l'iperglicemia a distanza di molte ore dopo il pasto (qui stiamo parlando di un'azione ritardata di anche 8-16 ore). Anche qui la pizza protagonista degli incubi delle persone con diabete tipo 1 🍕, ma anche hamburger, carne rossa, o i tanto amati risotti.
Quindi la risposta alla domanda "devo fare la conta solo dei carboidrati?" è:
SÌ, bisogna considerare solo i carboidrati nelle ore immediatamente successive dopo il pasto.
MA, bisogna anche considerare che grassi e proteine (se assunte in quantità maggiori di quelle raccomandate) possono alzare la glicemia nelle 4-6 e 8-16 ore successive al pasto. Quindi forse qualche unità di insulina potrebbe essere necessaria.
Facile, no? 😂
Riassumendo, la conta de carboidrati non è una soluzione globale, e non cura il diabete di tipo 1 (nel senso che purtroppo non lo fa andare via), ma come detto all'inizio, è un grosso pilastro nella terapia di questa patologia e aiuta a mantenere delle buone glicemie.
Confrontatevi con il vostro diabetologo se avete dubbi su come gestire situazioni particolari (ad esempio ai cenoni di Natale, una pizzata con gli amici e dei pranzi famigliari molto impegnativi). E se trovate il segreto per mangiare la pizza e restare fissi in 100 mg/dl fatemi sapere! 🤣
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