In questo articolo voglio portarvi i punti chiavi dello speech del Professore Roman Hovorka, PhD dell'Università di Cambridge in UK durante il Congresso ISPAD 2023 a Rotterdam. La sessione di cui vi parlo è stata per me una delle più interessanti ed è basata sugli algoritmi ad ansa chiusa presenti nei microinfusori e sensori di monitoraggio glicemico.
Un sistema ibrido ad ansa chiusa è composto da tre parti, come vedete nell'immagine:
Un sensore di glicemia (chiamato anche CGM - continuous glucose monitoring) che può essere posizionato sul braccio, sull'addome o sul gluteo, dipendendo dall'età.
Un algoritmo di controllo (il cervello di tutto il sistema) nel telefono o direttamente nel microinfusore. L'algoritmo prende come input i valori glicemici dal sensore ogni 5-10 min e comunica con la pompa dicendole quanta insulina erogare in base a questo valore e ad altri parametri che vi spiegherò dopo.
Pompa d'insulina o microinfusore, collegato al corpo e in continua erogazione (ogni tot minuti) senza che ci sia bisogno di un intervento manuale da parte di chi lo indossa.
L'obiettivo dell'algoritmo è uno solo: mantenere i valori di glucosio nel sangue dentro ai limiti: se la glicemia scende il sistema erogarà meno insulina, viceversa se la glicemia tende a salire verrà erogata più insulina per evitare che vada oltre il target superiore. Di solito i target sono 70-180 mg/dl (3.9-10 mmol/L).
UNA REALTÀ "IN RITARDO"
Il sensore rileva le informazioni di glucosio dal tessutto sottocutaneo, nello specifico dal liquido interstiziale, che contiene diverse informazioni provenienti dal sangue. Non è come farsi una puntura direttamente sul dito, ma il valore di glicemia che rileva il sensore fa riferimento al valore in sangue di 10-15 min fa.
Allo stesso tempo, l'insulina va somministrata al corpo direttamente nel tessuto sottocutaneo, comportando un ritardo nell'assorbimento e nell'arrivo alle cellule, che va dai 15 fino ai 60 minuti.
Questo ritardo nell'azione dell'insulina obbliga al paziente a effettuare delle unità aggiuntive di insulina (chiamato "bolo") ad ogni pasto, per compensare il rapido aumento della glicemia che avviene dopo aver mangiato, e che gli algoritmi attualmente non riescono a correggere.
Nel grafico potete vedere l'andamento della glicemia nelle 24 ore e l'insulina erogata dal sistema. In blu scuro l'insulina basale erogata in base all'algoritmo, mentre in azzurro il bolo somministrato manualmente in base ai carboidrati assunti.
Ecco perchè IBRIDO: c'è una parte di manualità (durante i pasti) e una parte di automatismo (fuori dai pasti).
Ecco alcuni dei sistemi presenti sui diversi mercati (Europa e Stati Uniti) e l'età a partire della quale sono stati approvati. Tutti hanno un algoritmo capace di gestire il fabbisogno basale, come spiegato prima.
Può essere messo a bambini da un anno in su, ed è disponibile sono in Europa al momento
Disponibile in 4 paesi europei e approvato a partire dai 18 anni
Ho usato questo sistema per tantissimi anni! Disponibile sia in Europa che in US dai 7 anni in su
Disponibile sia in US (dai 6 anni in su) che in Europa (dai 2 anni in su)
Il sistema che indosso ora 💙 disponibile sia in Europa che in US dai 6 anni in su
Tantissimi studi hanno evidenziato che questi sistemi migliorano notevolmente il compenso glicemico e la qualità della vita delle persone con diabete di tipo 1, e per questo motivo gli operatori sanitari consigliano il loro uso dal momento dell'esordio, nello specifico nei bambini, giovani, donne in gravidanza (o in cerca di una gravidanza), o quelle persone con un valore di glicata (HbA1c%) al di sopra di 7,5%.
Vi do ora la mia opinione: a me il microinfusore ha cambiato la vita, e sicuramente ha avuto lo stesso effetto in tantissime persone. Non avrei una qualità di vita come quella che ho adesso, o non avrei vissuto una gravidanza così serena se non ci fosse stata la tecnologia con me. Dobbiamo cogliere questo vantaggio tecnologico perchè viviamo in un momento storico (io quando ho avuto l'esordio purtroppo i microinfusori non c'erano e ho passato 20 anni della mia vita a farmi le punture). Non c'è dubbio che grazie alla tecnologia la qualità della vita delle persone con diabete di tipo 1 può essere migliorata notevolmente.
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